CURIOSITA, NEWS E ALTRO
venerdì 13 settembre 2013
Operazione Siria: tutta la verità
Ecco alcuni retroscena su come gli Usa preparano a tavolino l’attacco alla Siria.
retroscena_guerra_siria
Ci sono alcuni punti degli incontri di oggi che voglio sottolineare –Ho passato la maggior parte del pomeriggio al Pentagono con il gruppo di studi strategici dell’United States Air Forces (USAF) – ragazzi che passano il loro tempo cercando di capire e spiegare al capo dell’USAF il panorama nel quale stanno operando. C’ero solo io e altri quattro ragazzi di rango colonnello luogotenente, tra cui un rappresentante inglese ed uno francese che al momento mantengono contatti con gli USA fuori da Washington. Volevano torchiarmi sulla situazione strategica in Siria, quindi dopo ho dovuto torchiarli io sulla situazione militare.Il livello di comprensione della posta in gioco in Siria, quali sono gli interessi strategici, il ruolo della Turchia, il ruolo dell’Iran, etc. è ancora molto basso. Dopo un paio d’ore di discussione, hanno detto senza davvero dirlo che sul posto ci sono già squadre (presumibilmente americane, inglesi, francesi, giordane, turche) di Forze Speciali (SOC)mirate a missioni di ricognizione e di addestramento delle forze dell’opposizione.Un ragazzo interno all’USAF ha dichiarato, con molta cautela, che al momento non esiste un vero e proprio Esercito Siriano Libero da addestrare, ma che le operazioni che si stanno svolgendo ora vengono eseguite per “prudenza”. A me l’hanno posta in questo modo: “Vedila così: il livello di informazione sull’ordine di battaglia in Siria di questo mese è il migliore dal 2011”. Gli è stato detto di preparare contingenti e di essere pronti ad agire entro 2-3 mesi, ma insistono ancora sul fatto che si stia agendo secondo un piano di contingenza,non come una mossa verso l’escalation. Ho continuato a fare pressione chiedendo lo scopo operativo di queste squadre SCO e se questo avrebbe portato ad un’eventuale campagna aerea per fornire copertura al gruppo ribelle siriano.Hanno immediatamente scacciato quest’ipotesi, dicendo che “ipoteticamente” l’ideaè quella di commettere attacchi di guerrilla e campagne di omicidi, di cercare di spezzare le forza alawite provocando un collasso dall’interno.Non ci sarebbe stato bisogno di copertura aerea e comunque non si sarebbero aspettati che questi ribelli siriani si sarebbero messi a marciare in colonna. Hanno posto l’accento su come la campagna aerea in Siria facesse sembrare la Libia un gioco da ragazzi.Le difese aeree siriane sono molto più robuste e molto più fitte, specialmente intorno a Damasco e ai confini con Israele e Turchia.Sono più preoccupati delle difese aeree mobili, in particolare i missili SA-17 di cui si stanno rifornendo di recente. È ancora un’operazione fattibile, solo che non è una facile. La base principale di appoggio sarebbe Cipro, senza dubbio. Inglesi e francesi decollerebbero da lì.Hanno insistito su quanto c’è immagazzinato a Cipro e di quante ricognizioni partano da lì. Il gruppo si è diviso sull’eventuale coinvolgimento della Turchia, ma ha affermato che sarebbe fondamentale come base di appoggio. Anche se la Turchia ha avuto un problema politico con Cipro, hanno detto che inglesi e francesi avrebbero comunque usato Cipro come loro base aerea principale.Il ragazzo dell’USAF sembra abbastanza convinto del fatto che i turchi non parteciperanno (sembrava alquanto arrabbiato con loro). Sembra ci sia ancora molta confusione riguardo all’obiettivo di un intervento militare con una campagna aerea.Diversamente dalla Libia, non c’è chiarezza geografica e non si può creare semplicemente una no-fly zone sulle regioni di Homs e di Hama.Questo comporterebbe campagna SEAD (Suppression of Enemy Air Defenses) a livello nazionale che durerebbe quanto la guerra. Non credono che ci sarà un intervento aereo a meno che i media non si interessino abbastanza ad un massacro, come la mossa di Gheddafi contro Bengasi. Pensano che gli USA tollererebbero un gran numero di uccisioni finché non raggiungono lo scenario pubblico. Stanno anche discutendo delle abilità delle forza siriane che al momento stanno operando sulle difese aeree del Paese e sull’importanza della presenza dell’Iran. Il ragazzo dell’USAF non è ossessionato dalla sfida di far fuori le capacità dei missili balistici e delle armi chimiche in Siria. Con Israele a fianco e il regime in crisi esistenziale, il ragazzo la vede come una grande complicazione per qualsiasi intervento militare. L’Accordo sullo Status delle Forze Armate del post 2011 in Iraq è ancora in fase di negoziazione. Questa gente sperava che durante la sua visita Biden avrebbe annunciato un accordo con Maliki, ma niente da fare. Scommettono sul fatto che gli iracheni si ricordano della guerra con l’Iran e che Maliki non vorrà affrontare la minaccia dell’entrata di jet iraniani nello spazio aereo iracheno. Affermano che la maggior parte dei caccia americani sono fuori dell’Iraq e sono stati trasferiti in Kuwait.Hanno spiegato che questo è il bello dell’aeronautica: la base in Kuwait è a due passi dalle loro basi europee, cioè facile da rafforzare quando ne hanno bisogno.Non sembrano preoccupati dal fatto che la capacità degli USA di riorganizzare le sue forza sia un messaggio per l’Iran. Hanno fatto l’esempio della portaerei USS Enterprise che doveva già essere disarmata, ma la cui operatività è stata estesa per altri due anni per inviarla nel Golfo.Quando gli americani si ritireranno, avremmo almeno due portaerei nel Golfo all’interno del Comando Centrale e una nel Mediterraneo all’interno del Comando Europeo.Ho chiesto se la riorganizzazione in Kuwait e il dispiegamento di portaerei sarebbero stati necessari per far capire all’Iran che gli americani non vanno da nessuna parte. Hanno risposto che l’Iran recepirà il messaggio consultando il sito del Comando Centrale: dal 1° gennaio dovrebbero pubblicare ovunque dove gli USA si stanno riorganizzando. Un’altra delle loro preoccupazione riguarda la possibilità che un’operazione in Siria potrebbe essere ostacolate dall’Iran dalla base aerea di Balad, in Iraq. Il rappresentante francese era dell’idea che la situazione in Siria non sarà come la Libia, dove la Francia sarebbe fiera di intervenire. Non nell’anno elettorale. Anche il rappresentante inglese ha sottolineato la riluttanza del Regno Unito, ma ha affermato che la rinegoziazione del trattato UE indebolisce il ruolo della Gran Bretagna e che vorrebbe cercare un modo di riaffermarsi nel continente (non credo che una campagna in Siria sia il modo migliore). Il tipo inglese ha poi menzionato per inciso che il comandante della base aerea di Cipro è stato sostituito da uno che pilota Raptors, cioè qualcuno che sa cosa vuol dire iniziare a sganciare le bombe.Ha scherzato dicendo che probabilmente si trattava di una coincidenza. Prima di questo, ho avuto un altro incontro con un diplomatico kuwaitiano (nome in codice KU301). Il diplomatico sembra si stia ancora ambientando a Washington (il nuovo team è arrivato meno di due settimane fa),ma ha fatto capire chiaramente che il Kuwait stava aprendo le porte per permettere agli USA di riorganizzare le sue forze come necessario.Contavano già una presenza notevole e molti di loro saranno lì per un periodo di 90 giorni a rotazione. Ha inoltre affermato che l’Accordo sullo Status delle Forze Armate che gli USA firmano con Baghdad all’ultimo momento verrà preso talmente alla lettera che persino l’ingresso di una addestratore nel Paese può essere interpretato come indice di ciò che gli USA hanno intenzione di fare in termini di mantenere le forze in Iraq. In complesso, non mi ha dato l’impressione che il Kuwait stia dando di matto perché gli americani se ne vanno. Tutto viene riorganizzato. I kuwaitiani gestivano molto meglio le loro relazioni con l’Iran, ma da quando è venuta a galla quella storia di spionaggio un anno fa, sono peggiorati. Non crede che l’Iran abbia significative competenze clandestine nei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, sebbene ci stia provando. L’attività dell’Iran è concentrata soprattutto sulla propaganda.
Il diplomatico ha poi detto che mentre l’Arabia Saudita e il Bahrein possono affrontarlo quando necessario e oscurare i media, il Kuwait è molto pià aperto e quindi fornisce all’Iran maggiori opportunità di plasmare le percezioni (lavorava in un’unità d’informazione in Kuwait).Dice che un notevole numero di kuwaitiani seguono molti media iraniani, specialmente al-Alam. Riguardo alla scena politica, il governo kuwaitiano sta passando un duro periodo affrontando un’opposizione più coraggiosa, benché ancora estremamente divisa, specialmente tra gli islamisti. Ora i parlamentari devono tornare alle loro tribù per raccogliere sostegno per le elezioni di febbraio. Capita di frequente che un membro del parlamento di Kuwait City scopra di aver perso l’appoggio della tribù una volta tornano a casa e viene distribuito molto denaro. Il governo spera che con una lista pulita possa calmare l’opposizione.Secondo il diplomatico, un buon modo per gestire l’opposizione è quello di rinviare i casi ai tribunali, dove possono restare per sempre. È un buon modo per il governo di guadagnare tempo.Non crede che la Lega Araba prenderà significativi provvedimenti contro la Siria – a nessuno interessa l’intervento militare. Lo dicono solo per minaccia.
Fonte: comedonchisciotte.org
domenica 17 febbraio 2013
Un meteoroide di ghiaccio?
Secondo la Nasa, la forza dell’esplosione del meteoroide nel cielo degli Urali sarebbe stata di 500mila tonnellate di tritolo, pari a 30 bombe di Hiroshima. Nel momento dell’ingresso nell’atmosfera il meteoroide avrebbe avuto il diamento di 17 metri, con un peso di 10 mila tonnellate. 32 secondi dopo si e’ disintegrato a venti chilometri dalla superficie terrestre nei pressi di Chelyabinsk.
La sua lunga scia bianca e’ stata vista nelle regioni di Bashkiria, Tiumen, Kurgan, Ekaterinburg. Gia’ stamane sono sostituiti, per un terzo, i vetri frantumati dall’onda d’urto. Entro lunedi’ dovranno essere messi in ordine tutti gli asili nido e le strutture per l’infanzia.
Dice Vadim Grebennikov, addetto stampa del Dipartimento per gli Urali della Protezione Civile:
“Nella regione di Chelyabinsk sono stati danneggiati 3 724 edifici, fra cui 671 scuole. L’onda d’urto ha mandato in frantumi vetri per una superficie complessiva di 200 mila metri quadrati. Nei lavori di ricostruzione solo a Celjabinsk sono impegnati 320 squadre di specialisti. Arrivano aiuti da altre regioni. E’ stato potenziato il contingente della Protezione civile. Al momento si sono rivolte agli ospedale 1147 persone, 50 feriti sono stati ricoverati. Non vi sono feriti gravi. Due sono di media gravita’. Una donna e’ stata trasportata a Mosca.
Sette aerei hanno sorvolano l’area lungo il percorso del meteoroide, non sono stati individuati siti distrutti.“
Sette aerei hanno sorvolano l’area lungo il percorso del meteoroide, non sono stati individuati siti distrutti.“
Per adesso non sono stati ancora trovati frammenti del meteorite. Per questo si pensa che il meteoroide non fosse di natura rocciosa o ferrosa, ma fosse un gigantesco corpo di ghiaccio:
“E’ stato un bolide, dice l’astronomo Vladislav Leonov, cioe’ un fenomeno atmosferico visibile dalla Terra quando un grosso corpo celeste entra nell’atmosfera. E’ molto probabile che sia stato il nucleo della cometa, perche’ solo le comete sono in grado di provocare danni con l’onda d’urto senza lasciare ogni traccia di se. Le cosiddette comete di prima generazione sono composte di ghiaccio unito alla polvere spaziale che si disintegrano completamente dopo un’esplosione”.
Comunque, le ricerche continuano. Nel lago ghiacciato di Cebarkul e’ stata individuata un cratere da diametro di sei metri. Poco lontano sono stati trovati cristalli neri, forse di natura rocciosa. I sommozzatori sono gia’ al lavoro.
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mercoledì 16 maggio 2012
Norvegia. Bill Gates scava nelle viscere della terra
In Norvegia stanno costruendo il più grande e inquietante bunker di tutti i tempi. Si tratta di un gigantesco deposito sotterraneo che dovrebbe ospitare quella che è stata ribattezzata come la Banca Genetica dell’Apocalisse. Scavata nel granito, chiusa da due portelloni a prova di bomba, e difesa da una muraglia di cemento armato spessa un metro, secondo alcuni, la “Grotta” sarebbe il “luogo privilegiato” dove i grandi della terra avrebbero organizzando la loro sopravvivenza in caso di catastrofi naturali.
“E’ una sciocchezza”, la pronta risposta di Bill Gates (tra i finanziatori del progetto insieme ai Rockefeller). Quella che vi presenteremo presto è solo una banca per tutti i semi del mondo.
Da allora Spitsbergen è stata sempre considerata territorio di caccia per gli appassionati del genere. Oggi però è tecnicamente impossibile perlustrarla da cima a fondo. Perché intere zone dell’isola sono improvvisamente diventate “off limits”.
E’ vietato, ad esempio, inoltrarsi sulle montagne che circondano il piccolo villaggio di Longyearbyen. Da quelle parti, è un po’ di tempo, che eserciti di operai stanno scavando nelle viscere dell’isola. Obiettivo? Realizzare un bunker. Ma non un bunker qualsiasi. Il più grande e sicuro rifugio di tutti i tempi. E fino a che l’opera non verrà ultimata i committenti del progetto preferiscono evitare occhi indiscreti.
Secondo i bene informati il bunker ospiterà una sorta di Banca Genetica Mondiale. In quella immensa grotta verranno conservati circa tre milioni di diverse varietà di semi, che arriveranno da tutte le parti della terra.
Tra i “mecenati” del Progetto “Svalbard Seed Bank” ci sono nomi da brivido: Bill & Melinda Gates Foundation, la DuPont/Pioneer Hi-Bred, il gigante statunitense dell’agroalimentare, la Syngenta, la più importante azienda svizzera di agrochimica, e la fondazione Rockefeller, il gruppo privato che già negli anni ‘70 aveva dato vita alla “rivoluzione genetica” con un giro d’affari di oltre 100 milioni di dollari in sementi.
Tutti insieme per salvare il mondo e assicurare all’umanità una continuità genetica in caso di calamità naturali definitive.
Fin qui niente di male. Anzi.
I problemi sono cominciati quando sul sito del Progetto Camelot è apparsa una lettera di un sedicente “politico norvegese” che collega, tra le righe, il bunker di Spitsbergen ad una lunga e complessa rete di rifugi sotterranei che a partire dagli inizi del 2000 si starebbero realizzando in Norvegia.
“Vorrei parlare delle cose difficili che accadranno dal 2008 al 2012. Il governo norvegese sta costruendo basi sotterranee e bunker in numero sempre maggiore.
Israele e molti altri paesi stanno facendo la stessa cosa. Quando ho chiesto spiegazioni, hanno semplicemente risposto: per proteggere il popolo norvegese. Ho chiesto anche quando avrebbero pensato di terminare il lavoro e la risposta è stata: prima del 2011”.
Apriti cielo. Le parole di questo misterioso “uomo politico” hanno fatto il giro del web creando scompiglio e ansia. E c’è anche chi collega la notizia alla tanto paventata distruzione totale del 2012.
“Il pianeta X sta arrivando – scrive il nostro – e la Norvegia ha cominciato con l’approvvigionamento di cibo e sementi nella zona di Svalbard e nel Nord artico con l’aiuto degli US e UE e di tutto il paese. Salveranno solamente chi fa parte dell’elite di potere e coloro che potranno ancora creare o costruire: dottori, scienziati e così via”.
La lettera è datata febbraio 2008. E per due anni, intorno a quelle parole, si è detto e scritto di tutto. E deve essere stata proprio l’impressionante tam tam mediatico che ha convinto i fondatori del Progetto ad uscire allo scoperto e dichiarare che entro l’estate del 2010 la Svalbard Seed Bank verrà illustrata in tutte le sue potenzialità.
Per Bill Gates e soci non c’è più niente da nascondere. Si tratta solo di una enorme banca di semi. Ma le mura di cinta del bunker, i sistemi di sicurezza, e il carattere di assoluta segretezza del progetto non tranquillizzano di certo. E il Popolo della Rete ha deciso di stare con le antenne drizzate. Ci stanno nascondendo qualcosa? Gates e Rockefeller sanno più di quanto dicono? Perché questa corsa a concludere i lavori entro il 2011?
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lunedì 2 aprile 2012
E’ in Asia il modello per riformare l’economia Ma al posto del Pil mette la felicità
L'Onu parla per due giorni del fenomeno del Bhutan, il piccolo regno buddista incastonato tra le due potenze emergenti, Cina e India. La svolta del sovrano (che ha 32 anni). Tra i criteri qualità dell'aria, salute dei cittadini, istruzione, ricchezza dei rapporti sociali, rispetto della natura
Le Nazioni Unite guardano all’Asia per riformare l’economia mondiale. Gli occhi non sono però sulle due locomotive cinese e indiana, ma sul lento e felice Bhutan. Non più crescita e prodotto interno lordo; per due giorni al Palazzo di Vetro a New York, leader mondiali ed economisti discuteranno del “paradigma economico” di cui il piccolo regno buddista incastonato tra le due potenze emergenti è diventato il portabandiera: la felicità.
“Dobbiamo ripensare questo modello basato esclusivamente sulla crescita e capire come possiamo prosperare in armonia con la natura. Non possiamo accettare come irreversibili la distruzione della natura e il collasso finanziario” ha spiegato Jigmi Thinley, primo ministro del Paese himalayano che ha invitato i capi di Stato e di governo nella capitale Thimphu per discutere di come riformare il sistema finanziario internazionale e di nuovi modelli con cui determinare il progresso di una nazione.
Già dal quattro anni il Bhutan adotta come indicatore per calcolare il benessere della popolazione il cosiddetto indice di Felicità interna lorda. La svolta decisa dal trentaduenne monarca, Jigme Khesar Namgyel, fu in realtà teorizzata negli anni Settanta del secolo scorso dal nonno. I criteri presi in considerazione sono la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione, la ricchezza dei rapporti sociali. Secondo i dati della Banca Mondiale, il Paese è uno dei più poveri dell’Asia, con un Pil pro capite di 1,800 dollari. Tuttavia, secondo un sondaggio della rivista Businessweek, è anche la nazione più felice del continente e l’ottava al mondo.
Ad agosto del 2011 il modello bhutanese fu fatto proprio dall’Assemblea generale dell’Onu con una risoluzione che riconosceva il raggiungimento della felicità come un traguardo fondamentale dell’uomo ed esortava gli Stati membri a sviluppare metodi più efficaci del Pil per misurare il benessere dei propri cittadini.
Il video-messaggio del principe Carlo d’Inghilterra e la presenza agli incontri di economisti quali Joe Stiglitz e Jeffrey Sachs, oltre che del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon mostrano come queste considerazioni stiano facendo breccia nella comunità internazionale. I leader occidentali guardano a questi cambiamenti con pragmatismo. Come ha spiegato all’agenzia France Presse, l’inviato britannico Gus O’Donnell, le future decisioni di Londra saranno prese valutando anche costi e benefici in termini di benessere dei cittadini. Lo stesso vale per la strategia comunicativa. Per esempio nella campagna contro l’evasione fiscale, in cui si enfatizzano i servizi di cui la comunità potrà godere con il pagamento delle imposte. Anche in Australia per molti anni il governo ha preso in considerazione “le opportunità e le libertà” che i cittadini potevano guadagnare o perdere dall’approvazione di una determinata legge.
Gli ideatori dell’indice di Felicità lorda interna non vogliono però passare per anti-tecnologici e anti-materialisti. “Non c’è nessun ritorno alla vita semplice”, si legge nel documento di presentazione di una conferenza sul tema tenuta lo scorso agosto a Thimphu. “Nel mondo vivono sette miliardi di persone. Questo comporta tremende difficoltà nel soddisfare i bisogni di tutti ed essere capaci di agire in società complesse. Ogni tentativo di riportare indietro le lancette dello sviluppo tecnologico porterebbe soltanto disastri”.
Il loro programma punta a migliorare l’istruzione, la protezione dell’ecosistema e a permettere lo sviluppo delle comunità locali. Traguardi che in parte corrispondono agli Obiettivi del Millennio da raggiungere entro il 2015 stabiliti dall’Onu dodici anni fa. Come scrive Stewart Patrick del Council on Foreign Relations, alcuni dei punti dell’agenda della felicità possono però far discutere. Su tutti quello che auspica un “controllo dei media”, sebbene non per limitare la libertà di espressione, ma per evitare che si inducano le persone ad avere bisogni artificiali.
Sulla felicità del governo di Thimphu pesa infine un ulteriore ostacolo. Si tratta della sorte degli oltre 90mila bhutanesi di etnia nepali e religione indù, esiliati dal precedente sovrano per preservare l’omogeneità buddista del regno. Nonostante il passaggio dalla monarchia assoluta alla monarchia costituzionale tre anni fa e le riforme avviate dal giovane re, sono ancora costretti nei campi profughi nepalesi.
“Dobbiamo ripensare questo modello basato esclusivamente sulla crescita e capire come possiamo prosperare in armonia con la natura. Non possiamo accettare come irreversibili la distruzione della natura e il collasso finanziario” ha spiegato Jigmi Thinley, primo ministro del Paese himalayano che ha invitato i capi di Stato e di governo nella capitale Thimphu per discutere di come riformare il sistema finanziario internazionale e di nuovi modelli con cui determinare il progresso di una nazione.
Già dal quattro anni il Bhutan adotta come indicatore per calcolare il benessere della popolazione il cosiddetto indice di Felicità interna lorda. La svolta decisa dal trentaduenne monarca, Jigme Khesar Namgyel, fu in realtà teorizzata negli anni Settanta del secolo scorso dal nonno. I criteri presi in considerazione sono la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione, la ricchezza dei rapporti sociali. Secondo i dati della Banca Mondiale, il Paese è uno dei più poveri dell’Asia, con un Pil pro capite di 1,800 dollari. Tuttavia, secondo un sondaggio della rivista Businessweek, è anche la nazione più felice del continente e l’ottava al mondo.
Ad agosto del 2011 il modello bhutanese fu fatto proprio dall’Assemblea generale dell’Onu con una risoluzione che riconosceva il raggiungimento della felicità come un traguardo fondamentale dell’uomo ed esortava gli Stati membri a sviluppare metodi più efficaci del Pil per misurare il benessere dei propri cittadini.
Il video-messaggio del principe Carlo d’Inghilterra e la presenza agli incontri di economisti quali Joe Stiglitz e Jeffrey Sachs, oltre che del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon mostrano come queste considerazioni stiano facendo breccia nella comunità internazionale. I leader occidentali guardano a questi cambiamenti con pragmatismo. Come ha spiegato all’agenzia France Presse, l’inviato britannico Gus O’Donnell, le future decisioni di Londra saranno prese valutando anche costi e benefici in termini di benessere dei cittadini. Lo stesso vale per la strategia comunicativa. Per esempio nella campagna contro l’evasione fiscale, in cui si enfatizzano i servizi di cui la comunità potrà godere con il pagamento delle imposte. Anche in Australia per molti anni il governo ha preso in considerazione “le opportunità e le libertà” che i cittadini potevano guadagnare o perdere dall’approvazione di una determinata legge.
Gli ideatori dell’indice di Felicità lorda interna non vogliono però passare per anti-tecnologici e anti-materialisti. “Non c’è nessun ritorno alla vita semplice”, si legge nel documento di presentazione di una conferenza sul tema tenuta lo scorso agosto a Thimphu. “Nel mondo vivono sette miliardi di persone. Questo comporta tremende difficoltà nel soddisfare i bisogni di tutti ed essere capaci di agire in società complesse. Ogni tentativo di riportare indietro le lancette dello sviluppo tecnologico porterebbe soltanto disastri”.
Il loro programma punta a migliorare l’istruzione, la protezione dell’ecosistema e a permettere lo sviluppo delle comunità locali. Traguardi che in parte corrispondono agli Obiettivi del Millennio da raggiungere entro il 2015 stabiliti dall’Onu dodici anni fa. Come scrive Stewart Patrick del Council on Foreign Relations, alcuni dei punti dell’agenda della felicità possono però far discutere. Su tutti quello che auspica un “controllo dei media”, sebbene non per limitare la libertà di espressione, ma per evitare che si inducano le persone ad avere bisogni artificiali.
Sulla felicità del governo di Thimphu pesa infine un ulteriore ostacolo. Si tratta della sorte degli oltre 90mila bhutanesi di etnia nepali e religione indù, esiliati dal precedente sovrano per preservare l’omogeneità buddista del regno. Nonostante il passaggio dalla monarchia assoluta alla monarchia costituzionale tre anni fa e le riforme avviate dal giovane re, sono ancora costretti nei campi profughi nepalesi.
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domenica 1 aprile 2012
Fukushima trema di nuovo un anno dopo Terremoto a pochi chilometri dalla centrale
Sisma di magnitudo 5.9, ma nessun allarme tsunami. E' stato avvertito anche nel centro di Tokyo dove hanno oscillato gli edifici più alti. L'agenzia di sicurezza nucleare: nessun problema agli impianti
Un sisma di magnitudo 5.9 è stato registrato alle 23.04 locali (le 16.04 in Italia) nel Giappone del nordest, con epicentro a pochi chilometri dalla disastrata centrale nucleare di Fukushima. Lo ha reso noto la Japan Meteorological Agency, che non ha lanciato alcun allarme tsunami. Al momento, mancano ancora informazioni sull’impianto danneggiato. La Nisa, l’agenzia nipponica per la sicurezza nucleare, ha reso noto che “non sono state segnalate anomalie” alla centrale nucleare.
La scossa, ha reso noto la Jma, ha avuto un’intensità di 5- sulla scala di rilevazione nipponica che ha un massimo di 7, proprio nelle città di Naraha e Tomioka. Entrambe ospitano l’impianto nucleare di Fukushima Daini, distante poco più di 10 chilometri dalla struttura pesantemente danneggiata dal sisma-tsunami dell’11 marzo del 2011, e sono state evacuate proprio a causa dell’emergenza atomica perché nel raggio di 20 chilometri di “no entry zone”.
L’epicentro è stato individuato nelle acque del Pacifico, con ipocentro a 50 km di profondità, sufficiente perchè il terremoto fosse avvertito da Hokkaido (nord dell’arcipelago) fino a sud di Tokyo. Nella capitale i palazzi, anche quelli meno alti, hanno cominciato a oscillare. La Nhk, la tv pubblica nipponica, ha interrotto la normale programmazione per una diretta sull’evoluzione della situazione: l’emergenza è rientrata pochi minuti fa, quando la Nisa e la Tepco, il gestore di Fukushima, hanno riferito che non sono stati registrati anomalie nel funzionamento delle attività della centrale.
La scossa, ha reso noto la Jma, ha avuto un’intensità di 5- sulla scala di rilevazione nipponica che ha un massimo di 7, proprio nelle città di Naraha e Tomioka. Entrambe ospitano l’impianto nucleare di Fukushima Daini, distante poco più di 10 chilometri dalla struttura pesantemente danneggiata dal sisma-tsunami dell’11 marzo del 2011, e sono state evacuate proprio a causa dell’emergenza atomica perché nel raggio di 20 chilometri di “no entry zone”.
L’epicentro è stato individuato nelle acque del Pacifico, con ipocentro a 50 km di profondità, sufficiente perchè il terremoto fosse avvertito da Hokkaido (nord dell’arcipelago) fino a sud di Tokyo. Nella capitale i palazzi, anche quelli meno alti, hanno cominciato a oscillare. La Nhk, la tv pubblica nipponica, ha interrotto la normale programmazione per una diretta sull’evoluzione della situazione: l’emergenza è rientrata pochi minuti fa, quando la Nisa e la Tepco, il gestore di Fukushima, hanno riferito che non sono stati registrati anomalie nel funzionamento delle attività della centrale.
venerdì 30 marzo 2012
Nucleare Iran: via libera da Obama a nuove sanzioni contro Iran
Il presidente statunitense ha preso la decisione dopo aver valutato se ci sia abbastanza petrolio sul mercato mondiale da permettere una decisione che può comportare un taglio delle importazioni di greggio dal Paese guidato da Ahmadinejad
Il presidente americana, Barack Obama, ha dato il via libera a nuove sanzioni contro l’Iran. Lo afferma la Casa Bianca.
Il presidente statunitense, in pratica, ritiene che ci sia abbastanza petrolio sul mercato mondiale da permettere una decisione che comporti un taglio delle importazioni di greggio dall’Iran. Questo grazie all’aumento della produzione di greggio da parte di alcuni Paesi produttori, alle condizioni economiche e all’esistenza di riserve strategiche.
Ecco perchè l’amministrazione statunitense ha dato il via libera a nuove sanzioni verso quei Paesi che continuano ad acquistare petrolio da Teheran. La decisione, in particolare, si rifà a una legge firmata lo scorso dicembre e che prevede di sanzionare le istituzioni finanziarie straniere che continuino ad avere rapporti con la Banca centrale iraniana, l’istituzione che normalmente gestisce il commercio di petrolio della Repubblica islamica.
Il presidente statunitense, in pratica, ritiene che ci sia abbastanza petrolio sul mercato mondiale da permettere una decisione che comporti un taglio delle importazioni di greggio dall’Iran. Questo grazie all’aumento della produzione di greggio da parte di alcuni Paesi produttori, alle condizioni economiche e all’esistenza di riserve strategiche.
Ecco perchè l’amministrazione statunitense ha dato il via libera a nuove sanzioni verso quei Paesi che continuano ad acquistare petrolio da Teheran. La decisione, in particolare, si rifà a una legge firmata lo scorso dicembre e che prevede di sanzionare le istituzioni finanziarie straniere che continuino ad avere rapporti con la Banca centrale iraniana, l’istituzione che normalmente gestisce il commercio di petrolio della Repubblica islamica.
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“Siamo il motore dell’economia mondiale”
L'acronimo indica Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che si sono riuniti per il quarto vertice a New Delhi. Chiedono di rivestire un ruolo più importante nelle istituzioni internazionali, a partire da Banca mondiale e Nazioni Unite
Rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale e il 28 per cento dell’economia globale. E sono soltanto in cinque. I capi di Stato e di governo delle potenze emergenti riuniti a New Delhi lo hanno rimarcato nel comunicato finale del quarto vertice dei Brics, acronimo per indicare Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Per questo il gruppo punta ad avere maggiore voce in capitolo sulle questioni internazionali, a cominciare dalla gestione delle grandi istituzioni mondiali, dalle Nazioni Unite alla Banca mondiale di cui, hanno chiesto, deve essere accelerata la riforma.
La foto del vertice mostra la brasiliana Dilma Rousseff, il russo Dmitri Medvedev, il padrone di casa, Manmohan Singh, il presidente sudafricano Jacob Zuma e il suo omologo cinese Hu Jintao, mano nella mano a braccia alzate. Sorridono nonostante le polemiche per la repressione e gli oltre 300 arresti preventivi nella comunità tibetana in esilio che avrebbe voluto contestare la presenza del capo di Stato cinese e ricordare il manifestante morto dopo essersi dato fuoco per protesta contro l’occupazione del Tibet. I cinque non hanno perso l’occasione di esprime la loro preoccupazione per l’attuale situazione economica e per l’instabilità dei mercati, soprattutto nell’Eurozona. Specialmente, si legge nella Dichiarazione di Delhi, considerando che proprio le loro economie “si sono riprese abbastanza velocemente dalla crisi”. Le perplessità, continua il documento, riguardano l’eccessiva liquidità dovuta alle politiche aggressive delle Banche centrali per stabilizzare le proprie economie. Liquidità che però si è riversata sui mercati dei Paesi emergenti, causando volatilità nel flusso dei capitali e nel prezzo delle materie prime.
Come ha spiegato Rousseff, i Brics “sono stati negli ultimi anni il motore dell’economia mondiale”. Tra le iniziative allo studio per far sentire il loro peso c’è l’istituzione di una banca congiunta per lo sviluppo per finanziare infrastrutture e progetti nelle nazioni emergenti. In futuro, l’istituto potrebbe fungere anche come veicolo di prestiti in caso di nuove crisi finanziare e usando le monete nazionali potrebbe contribuire alla sostituzione del dollaro come valuta internazionale. Il termine Bric, senza la “s” di Sudafrica aggiunta più tardi, fu coniato un decennio fa dall’analista di Goldman Sachs, Jim O’Neill. Entrato nell’undicesimo anno di vita, il gruppo cerca ora di sostituire quella che il Times of India ha definito “l’egemonia occidentale delle istituzioni di Bretton Woods”. O come ha sottolineato Hu Jintao, vuole essere considerato il paladino dei Paesi in via di sviluppo, sebbene, in nome del multilateralismo, ritenga il G20 l’organismo più adatto a discutere di cooperazione internazionale.
Nel documento finale del vertice si parla di riforma su basi “meritocratiche” del sistema di selezione dei vertici delle istituzioni finanziarie internazionali. Ma proprio su questo punto, ha scritto il Financial Times, le cinque potenze hanno perso un’occasione. Secondo il quotidiano londinese, divergenze diplomatiche e la paura di intaccare i propri interessi hanno impedito ai Brics di appoggiare un candidato comune alla presidenza della Banca Mondiale. La candidata ci sarebbe già, il ministro delle Finanze nigeriano, Okonjo-Iweala, espressione degli emergenti. Ma senza un sostegno netto sembrerebbe scontata la vittoria del candidato statunitense Jim Yong Kim, che confermerebbe la tradizione che vuole la presidenza dell’istituto assegnata a Washington. “Nonostante i progressi fatti all’interno delle istituzioni finanziarie c’è ancora poco spazio di movimento per quanto riguarda la politica”, ha invece commentato Manmohan Singh, in riferimento alla riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Dei Paesi Brics Cina e Russia sono membri permanenti con diritto di veto e gli altri tre puntano a diventarlo, ma come per la candidatura alla Banca Mondiale, divergenze e rivalità, anche storiche, nelle possibili sfere di influenza regionali fanno da freno. I Brics non hanno rinunciato però a parlare di politica con una sola voce. “Non si può trasformare la situazione iraniana in un conflitto le cui conseguenze non sono nell’interesse di nessuno”, scrivono i cinque paventando il rischio di un attacco contro Teheran, cui riconoscono il diritto a sfruttare l’energia nucleare a fini civili. Sulla Siria invocano invece un dialogo nazionale e una soluzione che ne rispetti l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale.
di Andrea Pira
La foto del vertice mostra la brasiliana Dilma Rousseff, il russo Dmitri Medvedev, il padrone di casa, Manmohan Singh, il presidente sudafricano Jacob Zuma e il suo omologo cinese Hu Jintao, mano nella mano a braccia alzate. Sorridono nonostante le polemiche per la repressione e gli oltre 300 arresti preventivi nella comunità tibetana in esilio che avrebbe voluto contestare la presenza del capo di Stato cinese e ricordare il manifestante morto dopo essersi dato fuoco per protesta contro l’occupazione del Tibet. I cinque non hanno perso l’occasione di esprime la loro preoccupazione per l’attuale situazione economica e per l’instabilità dei mercati, soprattutto nell’Eurozona. Specialmente, si legge nella Dichiarazione di Delhi, considerando che proprio le loro economie “si sono riprese abbastanza velocemente dalla crisi”. Le perplessità, continua il documento, riguardano l’eccessiva liquidità dovuta alle politiche aggressive delle Banche centrali per stabilizzare le proprie economie. Liquidità che però si è riversata sui mercati dei Paesi emergenti, causando volatilità nel flusso dei capitali e nel prezzo delle materie prime.
Come ha spiegato Rousseff, i Brics “sono stati negli ultimi anni il motore dell’economia mondiale”. Tra le iniziative allo studio per far sentire il loro peso c’è l’istituzione di una banca congiunta per lo sviluppo per finanziare infrastrutture e progetti nelle nazioni emergenti. In futuro, l’istituto potrebbe fungere anche come veicolo di prestiti in caso di nuove crisi finanziare e usando le monete nazionali potrebbe contribuire alla sostituzione del dollaro come valuta internazionale. Il termine Bric, senza la “s” di Sudafrica aggiunta più tardi, fu coniato un decennio fa dall’analista di Goldman Sachs, Jim O’Neill. Entrato nell’undicesimo anno di vita, il gruppo cerca ora di sostituire quella che il Times of India ha definito “l’egemonia occidentale delle istituzioni di Bretton Woods”. O come ha sottolineato Hu Jintao, vuole essere considerato il paladino dei Paesi in via di sviluppo, sebbene, in nome del multilateralismo, ritenga il G20 l’organismo più adatto a discutere di cooperazione internazionale.
Nel documento finale del vertice si parla di riforma su basi “meritocratiche” del sistema di selezione dei vertici delle istituzioni finanziarie internazionali. Ma proprio su questo punto, ha scritto il Financial Times, le cinque potenze hanno perso un’occasione. Secondo il quotidiano londinese, divergenze diplomatiche e la paura di intaccare i propri interessi hanno impedito ai Brics di appoggiare un candidato comune alla presidenza della Banca Mondiale. La candidata ci sarebbe già, il ministro delle Finanze nigeriano, Okonjo-Iweala, espressione degli emergenti. Ma senza un sostegno netto sembrerebbe scontata la vittoria del candidato statunitense Jim Yong Kim, che confermerebbe la tradizione che vuole la presidenza dell’istituto assegnata a Washington. “Nonostante i progressi fatti all’interno delle istituzioni finanziarie c’è ancora poco spazio di movimento per quanto riguarda la politica”, ha invece commentato Manmohan Singh, in riferimento alla riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Dei Paesi Brics Cina e Russia sono membri permanenti con diritto di veto e gli altri tre puntano a diventarlo, ma come per la candidatura alla Banca Mondiale, divergenze e rivalità, anche storiche, nelle possibili sfere di influenza regionali fanno da freno. I Brics non hanno rinunciato però a parlare di politica con una sola voce. “Non si può trasformare la situazione iraniana in un conflitto le cui conseguenze non sono nell’interesse di nessuno”, scrivono i cinque paventando il rischio di un attacco contro Teheran, cui riconoscono il diritto a sfruttare l’energia nucleare a fini civili. Sulla Siria invocano invece un dialogo nazionale e una soluzione che ne rispetti l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale.
di Andrea Pira
L'acronimo indica Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che si sono riuniti per il quarto vertice a New Delhi. Chiedono di rivestire un ruolo più importante nelle istituzioni internazionali, a partire da Banca mondiale e Nazioni Unite
giovedì 29 marzo 2012
BCE VUOLE L' ORO ITALIANO
Da non credere...perché nascondono questo ai cittadini??? Stanno saccheggiando silenziosamente tutta l'Italia, molte societá pubbliche ora sono privatizzate, danno un valore a tutto come hanno fatto calcolando il valore in dollari di tutte le foreste presenti sul nostro pianeta. A questo punto non credo sarà molto difficile dare un valore al Colosseo di Roma, al Duomo di Milano e svenderlo a società private o a famiglie potenti per il "bene" del debito pubblico?
Rifletteteci sopra e cercate la verità ovunque senza fidarvi tanto dei personaggi pubblici
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ITALIA!!! SOLO UNA PEDINA
Il controllo della politica italiana manovrato dai Rothschild ! Giusepperinaldi68
Il controllo della politica italiana manovrato dai Rothschild !
le mani sulla economia dei Rothschild sono arrivati nel 3° Millennio cito solamente le società più conosciute riguardanti il nostro paese, ma chiunque volesse approfondire consiglio di entrare nel sito www.rothschild.com ufficiale della famiglia e stamparsi l’elenco completo. Fate scorta di carta!
Tra le straniere spiccano: De Beers quella dei diamanti, la Enron fallita da poco, British Telecom, France Telecom, Deutch Telekom, Alcatel, Eircom, Mannesmann, AT&T, BBC, Petro China, Petro Bras, Canal +, Vivendi, Aventis, Unilever, Royal Canin, Pfaff, Deutch Post.Italiane:Tiscali, Seat Pagine Gialle, Eni, Rai, Banca di Roma, Banco di Napoli, BNL Banca Nazionale del Lavoro, Banca Intesa, Bipop-Carire, Banca Popolare di Lodi, Monte dei Paschi di Siena, Rolo Banca 1473, Finmeccanica.
Il controllo della politica italiana manovrato dai Rothschild !
pubblicata da Renzo Minari il giorno sabato 27 novembre 2010 alle ore 10.18
Da una parte Berlusca che ha fatto parte della P2 organizzata dai Servizi Segreti e gestita da Andreotti (tramite l'assistente Gelli) per conto di Kissinger il quale è un abitudinario di casa Rothschild. Questa fazione è direttamente collegata ai Cavalieri di Malta (Berlusca accompagna il figlio alle riunioni) i quali gestiscono il FMI. La mafia e alcune Multinazionali chiudono il cerchio. Dall'altra parte la finta opposizione è stata pian piano creata attraverso i finanziamenti del Consigliere (CdA) di Banca Rothschild Carlo De Benedetti (il quale ha Colaninno come braccio destro - Colaninno ha il figlio nel PD e gestisce gente come Casaleggio [manager e gestore di Grillo] ), alcune Corporation e la Massoneria deviata hanno un ruolo molto importante anche in questo caso dato che i leader di tale schieramento hanno TUTTI avuto a che fare con indagini massoniche: Prodi durante il rapimento Moro, Veltroni ed i Cavalieri di Malta, Napolitano con le onorificenze massoniche acquisite, la famiglia della Bonino serva dei banchieri da generazioni, la Casaleggio che "unisce" la massoneria con Di Pietro e Grillo, Pannella tramite il fidanzato e moltissimi altri casi. Paola Ferrari, per esempio, è una famosa giornalista sportiva (immortale) sposata con Marco De Benedetti (Presidente del Carlyle Italia e figlio di Carlo il quale, come ho riportato sopra, finanzia il centrosinistra in Italia) si è candidata con La Destra assieme a Storace ed alla Santanchè. Fini si arruolò tra le fila dei Rothschild quando fù finanziato da loro stessi a metà anni novanta (durante un tour europeo) tramite un dipendente della Banca Rothschild di nome Sir.Derek Thomas. Di Pietro dal '90 al '92 passò quasi 2 anni ad apprendere tecniche politiche da Michael Leeden (un Neocon con strettissimi collegamenti con i vertici della CIA che fù indagato per la strage del 9/11), quest ultimo è l'ideatore delle rivoluzioni colorate come quella arancione in Ucraina, la verde in Iran, la Viola in Italia (il popolo viola è collegato al magnate George Soros) e tantissime altre... Berlusca fà i propri interessi, a lui interessa non andare in galera e farsi le ragazzine.. intanto persone come Tremonti (collaboratore di grandi banchieri, Bilderberg e Aspen Institue), Frattini (pro Sion), Letta e altri continuano ad attuare politiche a favore dei Rothschild. Prodi (BCE) aveva come braccio destro l'ex cestista Angelo Rovati il quale si è da poco dimesso da dipendente della Banca Rothschild affermando che comunque resterà sempre un fedelissimo. Casini segue le ideologie del suocero Caltagirone (azionista BdI come lo sono Berlusca e De Benedetti) il quale ha entrambi i piedi nel Vaticano (Vaticano di proprietà dei Rothschild da almeno 150 anni). Bertinotti sottostava agli ordini dei D'Urso ed in particolare a Mario D'urso (uno dei migliori amici di Jacob de Rothschild), ora al vertice dell'estrema sinistra c'è il suo pupillo Vendola. Bossi aveva le prove che Berlusca fosse mafioso ma dopo un incontro con Silvio liquidò le prove e abbandonò i testimoni come il poliziotto svizzero Cattaneo, fù condannato per una tangente e si alleò con Berlusca. La Lega Nord si è unita in campo europeo in un gruppo che è presieduto da Francesco Speroni (Lega Nord) e da Nigel Farage (UKIP) - Nigel Farage fà parte del UKIP (Partito per l'Indipendenza del Regno Unito) voluto e fondato dai Rothschild attraverso James Goldsmith (discendente della dinastia dei Banchieri Goldsmith è cugino di jacob de Rothschild ed era considerato uno della Famiglia). Henry Kissinger (amico e stretto collaboratore di Andreotti) è un assiduo frequentatore delle ville dei Rothschild, è stato condannato per genocidio da un Tribunale Europeo e non può entrare in europa altrimenti verrebbe arrestato, è stato il mandante dell'assassinio di Aldo Moro secondo la moglie di Moro stesso (Moro non era un santo ma fece stampare le 500 lire di carta esenti da signoraggio, non sottostava ad ordini precisi inviati dagli USA e stava per creare un potente Movimento di Centrsosinistra non controllabile) e lo fece infiltrando agenti CIA nelle brigate rosse, Kissinger ebbe come assistente Lapo Elkann mentre il fratello John è l'erede di Gianni Agnelli (Nobiltà Nera che ha tra le fila anche Montezmolo ed è controllata dai Rothschild) ed inoltre Vice Presidente dell’Italian Aspen Institute, Bilderberg e frequenta i Rothschild, sposato con la sorella di Beatrice Borromeo, Lavinia, la quale Beatrice collabora da tempo con Travaglio e si reputa una del Popolo Viola. La Famiglia Borromeo è una famiglia nobile ed importante: Beatrice (anche ex collaboratrice di Santoro ad Anno Zero) è fidanzata con l'erede del principato di Monaco e figlio di Carolina di Monaco (l'attuale erede al trono Pierre Casiraghi), Lavinia è sposata con John Elkann e l'altra sorella, Isabella, è la moglie del Proprietario del Gruppo API (API, IP, etc..) Ugo Maria Brachetti Peretti. Nel 2002 Rutelli s'incontrò con Blair, Clinton ed altri sul tema «Building new coalitions», costruire nuove coalizioni. Un ritiro blindato, tre giorni di seminario alla Hartwell House. Anfitrione della cena il barone e banchiere Evelyn de Rothschild. La moglie di Rutelli è Barbara Palombelli, la giornalista onnipresente in tv. Saviano, co-conduttore del programma Vieni Via Con Me (prodotto dalla Endemol di Berlusconi), si dichiara apertamente a favore del Movimento Sionista Israeliano genocida! L'Israele che conosciamo ora è una creazione (in tutti i sensi) dei Rothschild.
Su Confindustria non penso che ci sia bisogno di scrivere qualcosa.
A questo punto chiedo: c'è bisogno che aggiunga altro?
Jürg Heer dovrebbe avere grande spazio negli Istituti Scolastici.
Due strade che portano in cima alla piramide entrambe ai Rothschild. Ci vogliono studi, ci vuole tempo ma... scoprirlo non è poi tanto difficile!
PS: lo posto dopo verifiche che non hanno dato esito negativo, tutto vero
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ROTHSCHILD E I LORO INTRECCI MONDIALI
La famiglia dello scudo rosso: i Rothschild
di Marcello Pamio
di Marcello Pamio
Ho letto con molto interesse libri, fascicoli e siti internet su cosiddette teorie cospirative secondo le quali dietro alle vicende politiche ed economiche ci sarebbero potenti logge massoniche. Fin qui nulla di strano. Non si può negare infatti che la maggior parte di queste società segrete fin dalle loro origini erano composte da influenti personaggi della vita pubblica, politica e militare.
La cosa però che ha destato la mia curiosità è l’onnipresenza di un nome ben preciso. Un comun denominatore rappresentato dai Rothschild. Questa famiglia, perché di famiglia si tratta, appartiene secondo molti all’organizzazione elitaria chiamata gli Illuminati di Baviera [1] e governerebbe l’intero sistema bancario mondiale con tutto quello che ne consegue.
Se è vero che questo gruppo di burattinai muove le fila della finanza, dell’economia e della politica mondiale perché allora il nome non figura mai da nessuna parte? Avete mai letto su giornali o sentito alla televisione dei Rothschild e delle loro vicissitudini? Sarebbero dietro le quinte di tutti i più importanti affari e nessuno ne parla, non è un po’ strano?
Per la verità vedremo alla fine che qualcosa è trapelato dai media.
Chi ha ragione? Gli autori di svariati libri che puntano il dito contro un sistema occulto, in cui la famiglia Rothschild riveste un ruolo di primaria importanza, in grado di controllare l’intero sistema o invece chi al contrario afferma che tali ipotesi sono semplicemente frutto di menti malate in preda ad allucinazioni e manie di persecuzioni?
L’esperienza mi suggerisce che la verità sta sempre nel mezzo!
Quindi prima di avanzare qualsiasi ipotesi in merito andiamo a vedere chi sono e soprattutto cosa fanno oggi i Rothschild.
Per ripercorrere le origini torniamo indietro nel tempo di circa duecento anni spostandosi in Germania, precisamente a Francoforte. L’anno è il 1743.
L’Adamo non proprio biblico della nostra storia è Amschel Moses Bauer, un semplice orafo tedesco con la passione, che oggi possiamo chiamarla predisposizione, per prestiti e finanziamenti. Semplice orafo per modo di dire naturalmente, visto che è il capostipite che ha dato origine a un impero economico da mille e una notte. Un impero nato sotto le ali protettive dell’aquila romana contornata da uno scudo rosso.
Tale infatti è il sigillo che Amschel aveva collocato sull’entrata della propria azienda.
La cosa però che ha destato la mia curiosità è l’onnipresenza di un nome ben preciso. Un comun denominatore rappresentato dai Rothschild. Questa famiglia, perché di famiglia si tratta, appartiene secondo molti all’organizzazione elitaria chiamata gli Illuminati di Baviera [1] e governerebbe l’intero sistema bancario mondiale con tutto quello che ne consegue.
Se è vero che questo gruppo di burattinai muove le fila della finanza, dell’economia e della politica mondiale perché allora il nome non figura mai da nessuna parte? Avete mai letto su giornali o sentito alla televisione dei Rothschild e delle loro vicissitudini? Sarebbero dietro le quinte di tutti i più importanti affari e nessuno ne parla, non è un po’ strano?
Per la verità vedremo alla fine che qualcosa è trapelato dai media.
Chi ha ragione? Gli autori di svariati libri che puntano il dito contro un sistema occulto, in cui la famiglia Rothschild riveste un ruolo di primaria importanza, in grado di controllare l’intero sistema o invece chi al contrario afferma che tali ipotesi sono semplicemente frutto di menti malate in preda ad allucinazioni e manie di persecuzioni?
L’esperienza mi suggerisce che la verità sta sempre nel mezzo!
Quindi prima di avanzare qualsiasi ipotesi in merito andiamo a vedere chi sono e soprattutto cosa fanno oggi i Rothschild.
Per ripercorrere le origini torniamo indietro nel tempo di circa duecento anni spostandosi in Germania, precisamente a Francoforte. L’anno è il 1743.
L’Adamo non proprio biblico della nostra storia è Amschel Moses Bauer, un semplice orafo tedesco con la passione, che oggi possiamo chiamarla predisposizione, per prestiti e finanziamenti. Semplice orafo per modo di dire naturalmente, visto che è il capostipite che ha dato origine a un impero economico da mille e una notte. Un impero nato sotto le ali protettive dell’aquila romana contornata da uno scudo rosso.
Tale infatti è il sigillo che Amschel aveva collocato sull’entrata della propria azienda.
Un logo che divenne presto la rappresentazione figurata dell’attività di Bauer. "La ditta dello Scudo Rosso" veniva infatti chiamata.
D’altronde abbiamo tantissimi esempi anche nostrani di queste associazioni: uno per tutti il Cavallino Rampante per indicare la Ferrari. Quello che non tutti sanno invece è che lo Scudo Rosso in lingua tedesca è Rothschild. Per essere più precisi: Scudo Rosso à Red Schield à Rothen Schild à Rothschild. Questo particolare è molto importante perché quando il figlio di Moses, Mayer Amschel ereditò da suo padre la società cambiò nome in Rothschild, e tale è rimasto immutato fino ai giorni nostri.
Mayer Rothschild da Gertrude Schnapper ebbe cinque figli: Amschel (1773-1855), Salomon (1774-1855), Nathan (1777-1836), Karl (1788-1855) e Jacob (1792-1868).
Non appena i ragazzi furono istruiti a dovere sull’attività economica e finanziaria partirono alla volta di altrettante capitali europee per aprire filiali ed espandere l’impero esclusivamente patriarcale. Le donne avevano un ruolo secondario nella gestione.
Il primogenito Amschel essendo il più anziano rimase a Francoforte per controllare la società base, Salomon invece andò a Vienna, Nathan a Londra, Karl a Napoli e Jakob a Parigi.
La famiglia cresce, e cresce anche la necessità di un nuovo emblema che li rappresenti al meglio. Cinque frecce che s’incrociano intersecandosi in un unico punto è il nuovo stemma. Le frecce rappresentano i cinque fratelli e il punto d’intersezione è lo scopo che unisce tutta la famiglia. Avrete già capito qual è questo scopo.
D’altronde abbiamo tantissimi esempi anche nostrani di queste associazioni: uno per tutti il Cavallino Rampante per indicare la Ferrari. Quello che non tutti sanno invece è che lo Scudo Rosso in lingua tedesca è Rothschild. Per essere più precisi: Scudo Rosso à Red Schield à Rothen Schild à Rothschild. Questo particolare è molto importante perché quando il figlio di Moses, Mayer Amschel ereditò da suo padre la società cambiò nome in Rothschild, e tale è rimasto immutato fino ai giorni nostri.
Mayer Rothschild da Gertrude Schnapper ebbe cinque figli: Amschel (1773-1855), Salomon (1774-1855), Nathan (1777-1836), Karl (1788-1855) e Jacob (1792-1868).
Non appena i ragazzi furono istruiti a dovere sull’attività economica e finanziaria partirono alla volta di altrettante capitali europee per aprire filiali ed espandere l’impero esclusivamente patriarcale. Le donne avevano un ruolo secondario nella gestione.
Il primogenito Amschel essendo il più anziano rimase a Francoforte per controllare la società base, Salomon invece andò a Vienna, Nathan a Londra, Karl a Napoli e Jakob a Parigi.
La famiglia cresce, e cresce anche la necessità di un nuovo emblema che li rappresenti al meglio. Cinque frecce che s’incrociano intersecandosi in un unico punto è il nuovo stemma. Le frecce rappresentano i cinque fratelli e il punto d’intersezione è lo scopo che unisce tutta la famiglia. Avrete già capito qual è questo scopo.
Senza nulla togliere all’operato dei fratelli, è d’obbligo “spezzare una freccia” -visto che siamo in tema- a favore di Nathan il quale si distinse immediatamente per fiuto e capacità imprenditoriali.
Ricordiamo che agli inizi dell’Ottocento l’Europa stava cambiando velocemente e questo poteva creare certamente molte occasioni per uomini intelligenti e soprattutto ricchi.
Nathan approfittò di questa situazione e aprì a Manchester una impresa tessile. Il rapido declino delle esportazioni tessili britanniche durante il blocco continentale costrinsero però Nathan a tornare a Londra per estendere le proprie attività in ambito finanziario. Le attività del figliol prodigo s’impennarono in potenza e prestigio grazie anche al matrimonio con Hannah Barent Cohen (1783-1850), la figlia di uno dei più ricchi mercanti ebrei londinesi[2].
I conti li sapeva fare molto bene!
Conti che dirottavano sempre più verso operazioni finanziarie speculative su titoli britannici ed esteri, cambi valute, metalli preziosi, ecc.
Qualche esempio? Il Duca di Wellington non avrebbe potuto pagare il suo esercito nella battaglia di Waterloo senza la mano, anzi il portafogli, dei Rothschild[3]. Dopo questa vittoria, la banca di Nathan vinse il contratto per i pagamenti dei tributi agli alleati europei[4].
Anche il governo francese dovette usufruire dei fondi privati per rimpinguare le casse nazionali svuotate dall’estenuante guerra franco-prussiana[5]. Salomon Rothschild a Vienna finanziava intanto il debito estero austriaco attraverso contratti di prestito al Principe Metternich[6].
I cinque fratelli pur lavorando a distanza portavano avanti la stessa tecnica, quella della riserva frazionale bancaria. Questo permise la loro autonomia e indipendenza in ogni paese in cui operavano.
Con queste enormi risorse economiche riuscirono a intervenire persino a favore della Banca d’Inghilterra, quando la crisi di liquidità del 1826 piegò le gambe al governo britannico. Grazie ad una immissione di un grosso quantitativo di oro fu scongiurato il peggio[7].
Ma la storia non finisce qui, perché nel settore pubblico si distinsero per i finanziamenti della rete ferroviaria in Francia, Italia, Austria, per il Canale di Suez, permisero l’acquisto dei terreni minerari in Spagna, Sud America, Sud Africa e Africa Occidentale.
L’oro era così importante e fondamentale per i Rothschild che dal 1919 fino ai nostri giorni la banca ha ospitato e presieduto per due volte al giorno il fixing mondiale del prezzo dell’oro[8]. Vi rendete conto: stabilivano anche il prezzo mondiale dell’oro!
Addirittura sembrerebbe, e il condizionale è d’obbligo, che una banca della famiglia abbia finanziato John D. Rockefeller per la sua monopolizzazione della raffinazione del petrolio che portò alla fondazione della Standard Oil.
Cosa dire delle ricostruzioni postbelliche? Nelle guerre si sa, non vi sono mai vincitori. Di per sé una guerra è sempre una sconfitta sia per chi la provoca ma soprattutto per chi la subisce. Dall’ottica di un banchiere però, una guerra è sempre una ghiotta opportunità di investimenti, di prestiti, di ricostruzioni. Infatti dopo la Prima Guerra Mondiale, precisamente nel 1922 i Rothschild misero a disposizione fondi per la ricostruzione in numerosi paesi come Francia, Germania, Cecoslovacchia, Ungheria. A questo punto ho dovuto scacciare con la forza dalla mia mente un dubbio tremendo. E’ possibile che banchieri senza scrupoli fomentino a proprio piacimento le guerre, magari finanziando entrambe le fazioni e innescando la miccia fornendo poi i soldi per la ricostruzione? In via molto ipotetica sì. Scatenare una guerra non è così difficile: si forniscono le armi a entrambe le parti e si trova una motivazione sufficiente: religione, petrolio, terrorismo, ecc.
No! La perfidia umana non può arrivare a tanto! Giusto?
A questo punto negare o far finta di non vedere che l’impero dei Rothschild fin dai primi anni del secolo XIX ha influenzato la politica, l’economia e la finanza del mondo intero è un’offesa alla comune intelligenza.
E oggi? Come sono messi, anzi, visto che interessa pure la nostra cara Italia come siamo messi? Forse la famiglia si è ritirata a vita privata e si sta godendo un meritato riposo? Sbagliato. Certamente la vita è rimasta sempre molto privata. Non riesco infatti ancora a spiegarmi come la stampa, sempre più ricca di pettegolezzi e gossip e meno di informazioni utili, non s’interessi della vita di questi personaggi affascinanti e al limite del misterosofico.
Riescono –i media- a scovare una star televisiva che si sta abbronzando nuda dentro la caldera di un vulcano in pieno inverno e nessuno fa un servizio sugli appartenenti alla famiglia più potente del pianeta. Non è un po’ strano? Lungi da me l’idea che gli editor non possano fare servizi su certi banchieri internazionali, rimane allora la spiegazione che forse a nessuno interesserebbe. Strano perché personalmente preferirei leggere qualcosa su i «veri controllori» piuttosto che leggere e/o vedere qualche personaggetto estivo che pur di apparire nei giornali venderebbe la propria anima al diavolo, in questo caso fotografi e giornalisti.
Tornando al discorso di prima, oggi la famiglia Rothschild non ha perso prestigio e potere, semmai con il passare degli anni lo ha consolidato ulteriormente. Incredibile ma vero.Passano gli anni e i loro sistemi si adeguano. Oggi hanno sviluppato una divisione per il finanziamento d’impresa al servizio di fusioni e acquisizioni. Operazioni queste all’ordine del giorno. Basta aprire un qualsiasi giornale finanziario per leggere che la multinazionale ics si è unita, o è in procinto di farlo, con la transnazionale ipsilon. Fusioni il cui unico risultato è la creazione di megacorporazioni amministrate da pochissimi e composte da migliaia tra affiliate e holding. In fisica per innescare una fusione nucleare tra atomi serve molta energia qui le fusioni necessitano solo di soldi. Moltissimi soldi. Chi possiede tutti questi soldi se non i banchieri?
Vediamo adesso nel dettaglio dove i tentacoli economici dei Rothschild sono arrivati nel 3° Millennio. Per problemi di spazio cito solamente le società più conosciute e/o riguardanti il nostro paese, ma chiunque volesse approfondire consiglio di entrare nel sito ufficiale della famiglia e stamparsi l’elenco completo. Fate scorta di carta!
Tra le straniere spiccano: De Beers quella dei diamanti, la Enron fallita da poco, British Telecom, France Telecom, Deutch Telekom, Alcatel, Eircom, Mannesmann, AT&T, BBC, Petro China, Petro Bras, Canal +, Vivendi, Aventis, Unilever, Royal Canin, Pfaff, Deutch Post[9], e moltissime altre.
Torniamo adesso un momento in Italia poiché ce n’è per tutti i gusti: Tiscali, Seat Pagine Gialle, Eni, Rai, Banca di Roma, Banco di Napoli, BNL Banca Nazionale del Lavoro, Banca Intesa, Bipop-Carire, Banca Popolare di Lodi, Monte dei Paschi di Siena, Rolo Banca 1473, Finmeccanica[10]. Vi può bastare? Penso proprio di sì!
Mi avvio a concludere nella speranza che questa piccola e incompleta illustrazione possa almeno aver fatto nascere qualche dubbio e/o curiosità in più su questa incredibile e decisamente atipica famigliola. Non posso confermare ma neppure smentire le pesanti e inquietanti affermazioni che svariati autori pubblicano sui Rothschild. Tengo a sottolineare che la cosa più incredibile è come i media in generale evitano di trattare tali argomentazioni. Passi il discorso sulla cospirazione globalizzata alla George Orwell, ma qui i fatti parlano chiaro. Le trame e gli intrecci economici pure. Sono sotto gli occhi di tutti. Almeno di chi vuol vedere.
Non posso accontentarmi di leggere su La Stampa del 7 giugno 1996 che Lady Rothschild era l’ipotetica spia del KGB a Londra, o su Il Giorno del 29 agosto 2000 la cronaca della morte per overdose all’età di 23 anni di Raphael figlio di Nathaniel Rothschild.
Queste rientrano nel deleterio e purtroppo tanto seguito gossip.
Le cose serie e importanti sono altre.
Ricordiamo che agli inizi dell’Ottocento l’Europa stava cambiando velocemente e questo poteva creare certamente molte occasioni per uomini intelligenti e soprattutto ricchi.
Nathan approfittò di questa situazione e aprì a Manchester una impresa tessile. Il rapido declino delle esportazioni tessili britanniche durante il blocco continentale costrinsero però Nathan a tornare a Londra per estendere le proprie attività in ambito finanziario. Le attività del figliol prodigo s’impennarono in potenza e prestigio grazie anche al matrimonio con Hannah Barent Cohen (1783-1850), la figlia di uno dei più ricchi mercanti ebrei londinesi[2].
I conti li sapeva fare molto bene!
Conti che dirottavano sempre più verso operazioni finanziarie speculative su titoli britannici ed esteri, cambi valute, metalli preziosi, ecc.
Qualche esempio? Il Duca di Wellington non avrebbe potuto pagare il suo esercito nella battaglia di Waterloo senza la mano, anzi il portafogli, dei Rothschild[3]. Dopo questa vittoria, la banca di Nathan vinse il contratto per i pagamenti dei tributi agli alleati europei[4].
Anche il governo francese dovette usufruire dei fondi privati per rimpinguare le casse nazionali svuotate dall’estenuante guerra franco-prussiana[5]. Salomon Rothschild a Vienna finanziava intanto il debito estero austriaco attraverso contratti di prestito al Principe Metternich[6].
I cinque fratelli pur lavorando a distanza portavano avanti la stessa tecnica, quella della riserva frazionale bancaria. Questo permise la loro autonomia e indipendenza in ogni paese in cui operavano.
Con queste enormi risorse economiche riuscirono a intervenire persino a favore della Banca d’Inghilterra, quando la crisi di liquidità del 1826 piegò le gambe al governo britannico. Grazie ad una immissione di un grosso quantitativo di oro fu scongiurato il peggio[7].
Ma la storia non finisce qui, perché nel settore pubblico si distinsero per i finanziamenti della rete ferroviaria in Francia, Italia, Austria, per il Canale di Suez, permisero l’acquisto dei terreni minerari in Spagna, Sud America, Sud Africa e Africa Occidentale.
L’oro era così importante e fondamentale per i Rothschild che dal 1919 fino ai nostri giorni la banca ha ospitato e presieduto per due volte al giorno il fixing mondiale del prezzo dell’oro[8]. Vi rendete conto: stabilivano anche il prezzo mondiale dell’oro!
Addirittura sembrerebbe, e il condizionale è d’obbligo, che una banca della famiglia abbia finanziato John D. Rockefeller per la sua monopolizzazione della raffinazione del petrolio che portò alla fondazione della Standard Oil.
Cosa dire delle ricostruzioni postbelliche? Nelle guerre si sa, non vi sono mai vincitori. Di per sé una guerra è sempre una sconfitta sia per chi la provoca ma soprattutto per chi la subisce. Dall’ottica di un banchiere però, una guerra è sempre una ghiotta opportunità di investimenti, di prestiti, di ricostruzioni. Infatti dopo la Prima Guerra Mondiale, precisamente nel 1922 i Rothschild misero a disposizione fondi per la ricostruzione in numerosi paesi come Francia, Germania, Cecoslovacchia, Ungheria. A questo punto ho dovuto scacciare con la forza dalla mia mente un dubbio tremendo. E’ possibile che banchieri senza scrupoli fomentino a proprio piacimento le guerre, magari finanziando entrambe le fazioni e innescando la miccia fornendo poi i soldi per la ricostruzione? In via molto ipotetica sì. Scatenare una guerra non è così difficile: si forniscono le armi a entrambe le parti e si trova una motivazione sufficiente: religione, petrolio, terrorismo, ecc.
No! La perfidia umana non può arrivare a tanto! Giusto?
A questo punto negare o far finta di non vedere che l’impero dei Rothschild fin dai primi anni del secolo XIX ha influenzato la politica, l’economia e la finanza del mondo intero è un’offesa alla comune intelligenza.
E oggi? Come sono messi, anzi, visto che interessa pure la nostra cara Italia come siamo messi? Forse la famiglia si è ritirata a vita privata e si sta godendo un meritato riposo? Sbagliato. Certamente la vita è rimasta sempre molto privata. Non riesco infatti ancora a spiegarmi come la stampa, sempre più ricca di pettegolezzi e gossip e meno di informazioni utili, non s’interessi della vita di questi personaggi affascinanti e al limite del misterosofico.
Riescono –i media- a scovare una star televisiva che si sta abbronzando nuda dentro la caldera di un vulcano in pieno inverno e nessuno fa un servizio sugli appartenenti alla famiglia più potente del pianeta. Non è un po’ strano? Lungi da me l’idea che gli editor non possano fare servizi su certi banchieri internazionali, rimane allora la spiegazione che forse a nessuno interesserebbe. Strano perché personalmente preferirei leggere qualcosa su i «veri controllori» piuttosto che leggere e/o vedere qualche personaggetto estivo che pur di apparire nei giornali venderebbe la propria anima al diavolo, in questo caso fotografi e giornalisti.
Tornando al discorso di prima, oggi la famiglia Rothschild non ha perso prestigio e potere, semmai con il passare degli anni lo ha consolidato ulteriormente. Incredibile ma vero.Passano gli anni e i loro sistemi si adeguano. Oggi hanno sviluppato una divisione per il finanziamento d’impresa al servizio di fusioni e acquisizioni. Operazioni queste all’ordine del giorno. Basta aprire un qualsiasi giornale finanziario per leggere che la multinazionale ics si è unita, o è in procinto di farlo, con la transnazionale ipsilon. Fusioni il cui unico risultato è la creazione di megacorporazioni amministrate da pochissimi e composte da migliaia tra affiliate e holding. In fisica per innescare una fusione nucleare tra atomi serve molta energia qui le fusioni necessitano solo di soldi. Moltissimi soldi. Chi possiede tutti questi soldi se non i banchieri?
Vediamo adesso nel dettaglio dove i tentacoli economici dei Rothschild sono arrivati nel 3° Millennio. Per problemi di spazio cito solamente le società più conosciute e/o riguardanti il nostro paese, ma chiunque volesse approfondire consiglio di entrare nel sito ufficiale della famiglia e stamparsi l’elenco completo. Fate scorta di carta!
Tra le straniere spiccano: De Beers quella dei diamanti, la Enron fallita da poco, British Telecom, France Telecom, Deutch Telekom, Alcatel, Eircom, Mannesmann, AT&T, BBC, Petro China, Petro Bras, Canal +, Vivendi, Aventis, Unilever, Royal Canin, Pfaff, Deutch Post[9], e moltissime altre.
Torniamo adesso un momento in Italia poiché ce n’è per tutti i gusti: Tiscali, Seat Pagine Gialle, Eni, Rai, Banca di Roma, Banco di Napoli, BNL Banca Nazionale del Lavoro, Banca Intesa, Bipop-Carire, Banca Popolare di Lodi, Monte dei Paschi di Siena, Rolo Banca 1473, Finmeccanica[10]. Vi può bastare? Penso proprio di sì!
Mi avvio a concludere nella speranza che questa piccola e incompleta illustrazione possa almeno aver fatto nascere qualche dubbio e/o curiosità in più su questa incredibile e decisamente atipica famigliola. Non posso confermare ma neppure smentire le pesanti e inquietanti affermazioni che svariati autori pubblicano sui Rothschild. Tengo a sottolineare che la cosa più incredibile è come i media in generale evitano di trattare tali argomentazioni. Passi il discorso sulla cospirazione globalizzata alla George Orwell, ma qui i fatti parlano chiaro. Le trame e gli intrecci economici pure. Sono sotto gli occhi di tutti. Almeno di chi vuol vedere.
Non posso accontentarmi di leggere su La Stampa del 7 giugno 1996 che Lady Rothschild era l’ipotetica spia del KGB a Londra, o su Il Giorno del 29 agosto 2000 la cronaca della morte per overdose all’età di 23 anni di Raphael figlio di Nathaniel Rothschild.
Queste rientrano nel deleterio e purtroppo tanto seguito gossip.
Le cose serie e importanti sono altre.
Marcello Pamio
Note:
[1] Gruppo elitario fondato, dal prof. di giurisprudenza dell'Università dei Gesuiti, Adam Weishaupt (Spartacus) in Baviera il 1° maggio 1776
[2] Università di Bologna, facoltà di Scienze Politiche: www.spbo.unibo.it
[3] Sito ufficiale della famiglia Rothschild: www.rothschild.com
[4] Università di Bologna, facoltà di Scienze Politiche: www.spbo.unibo.it[5] Idem
[6] Idem
[7] Idem
[8] Sito ufficiale della famiglia Rothschild: www.rothschild.com[9] Sito ufficiale della famiglia Rothschild: www.rothschild.com[10] Idem
[1] Gruppo elitario fondato, dal prof. di giurisprudenza dell'Università dei Gesuiti, Adam Weishaupt (Spartacus) in Baviera il 1° maggio 1776
[2] Università di Bologna, facoltà di Scienze Politiche: www.spbo.unibo.it
[3] Sito ufficiale della famiglia Rothschild: www.rothschild.com
[4] Università di Bologna, facoltà di Scienze Politiche: www.spbo.unibo.it[5] Idem
[6] Idem
[7] Idem
[8] Sito ufficiale della famiglia Rothschild: www.rothschild.com[9] Sito ufficiale della famiglia Rothschild: www.rothschild.com[10] Idem
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